Si può praticare sul lago, al mare o, per i più temerari, lungo i fiumi: il kayak, il cui termine significa “piccola imbarcazione” da uomini, è uno sport che annovera un numero sempre maggiore di adepti, ed è perfetto per migliorare il fiato e potenziare la resistenza muscolare. Avanzare a ritmi di pagaiate è un ottimo esercizio aerobico, che contribuisce al benessere del sistema cardiocircolatorio, oltre a rinforzare i muscoli addominali, delle braccia ma anche delle gambe.
Il kappista, così è chiamato chi pratica questo sport, siede all’interno della barca, che solitamente è in vetroresina o in fibra di carbone, ma esistono anche modelli gonfiabili. L’imbarcazione, che può essere a uno o due posti, si muove grazie alla spinta di una pagaia nell’acqua. Questo remo è costituito da una pala ad ogni estremità dell’asta e la sua lunghezza può variare in funzione della grandezza antropometrica del kappista. Il remo non ha alcun punto di appoggio all’interno del kayak, per questo motivo le fasi della remata devono essere caratterizzate da una certa dinamica”. Il risultato della pagaiata è una sequenza di atti fluidi e sincroni, determinati da un movimento accurato e bilanciato, che consente alla barca di sfruttare la spinta massima derivante dalla potenza del rematore.
I muscoli coinvolti. Muoversi con il kayak è un esercizio che coinvolge tutta la muscolatura del corpo. La pagaia sollecita non soltanto le fasce muscolari del tronco e delle braccia, come potrebbe sembrare in un primo momento, ma anche delle gambe. Il kappista, infatti, siede nel pozzetto della barca, in posizione quasi centrale, su un seggiolino regolabile. I suoi piedi sono poggiati su un puntapiedi, al cui centro c’è la leva del timone. Durante la passata, che è una delle fasi del movimento della pagaia e che dà inizio alla spinta, lo scivolamento dell’imbarcazione è determinato dall’estensione delle gambe, dal raddrizzamento del busto e dal successivo movimento delle braccia. Si ha una flessione dell’avambraccio sul braccio, e quindi un lavoro del bicipite branchiale, del branchiale anteriore e del brachioradiale. A una retroposizione della spalla corrisponde poi il lavoro del deltoide, del gran dorsale, del trapezio e del romboide. L’estensione della coscia sul bacino invece fa contrarre i glutei, mentre la parte finale del movimento, che coinvolge gamba e piede, interessa il muscolo tricipite surale. Giunti a questo punto la pagaia si trova all’altezza del bacino e viene sollevata fuori dall’acqua senza sforzo.
L’esercizio si conclude con la fase aerea e lo spostamento della pagaia sul lato opposto. Pur non essendo propulsivo, questo movimento va eseguito con grande attenzione, per favorire la decontrazione dei muscoli interessati al successivo ciclo di pagaiata.
Andare in kayak è quindi un metodo validissimo per tenere in allenamento il fisico, ma gli amanti di questo sport ne parlano anche come di un’esperienza unica dal punto di vista naturalistico. Con questa imbarcazione, che ha soltanto 20 cm di pescaggio, si possono raggiungere insenature, calette, inavvicinabili in altro modo. Con il kayak è bellissimo fare il campeggio nautico, per vivere appieno il fascino del mare, scoprire ambiti incontaminati, lontano dai flussi consueti. Nessun’ altra imbarcazione può regalarti il piacere di costeggiare luoghi inaccessibili a chiunque. Il coinvolgimento con la natura è davvero totale.