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Fumetti e Colorazione in Digitale

I colori sono da sempre il marchio di fabbrica dei fumetti supereroistici (ossia dei fumetti statunitensi) ed e’ proprio in America che la colorazione in digitale ha creato i primi sconvolgimenti. Il processo originario per colorare fumetti era la stampa litografica, un procedimento lungo e complicato che si basava sui colori nero, magenta, cìano e giallo, che mischiati assieme possono dare tutti gli altri. Mettendo i quattro colori ognuno su una lastra in acetato trasparente tramite una matrice a punti che consentiva di determinare la densità di colore (più punti più percentuale di colore nell’immagine), ritagliando i fogli in acetato e incollandoli sul foglio del fumetto i tecnici ottenevano il colore voluto. In seguito si fotografava il tutto (grazie a Dio ora abbiamo lo scanner) e si dava alle stampe. Insomma un lavoraccio per ottenere risultati che ora hanno si il gusto della nostalgia, ma erano piuttosto mediocri. Tuttavia case come la DC comics o la Marvel fecero il loro successo creando personaggio incredibili dai colori più sgargianti. Riguardo l’importanza dei colori, pensate a Hulk. Nella sua prima incarnazione era grigio e la serie fu interrotta quasi subito per scarsità di vendite. Dopo qualche mese venne riproposto identico nei contenuti ma di colore verde, e fu un successo strepitoso.
In seguito, con l’affinarsi delle tecniche di stampa, i coloristi iniziarono ad utilizzare acquerelli o acrilici su dei fogli trasparenti che venivano poi fotografati assieme alle pagine chinate.

La vera rivoluzione tuttavia venne con il Macintosh e il computer iniziò lentamente ad insinuarsi nelle nostre vite, partendo proprio dal mondo del lavoro. Negli anni 90 giunse infine la prima versione di Adobe Photoshop. Alcuni capirono subito il potenziale rappresentato da questo programma. La Image comics, neonata casa editrice fondata da alcuni dei più grandi disegnatori dell’epoca, passò subito a disegnare fumetti con la colorazione in digitale.
Pubblicarono fumetti dove i colori erano più brillanti, più omogenei, ricchi di sfumature e di qualche effetto di luce. Insomma più accattivanti. Questo fu uno dei successi della Image che divenne in breve tempo uno dei maggiori editori statunitensi in grado di competere con Marvel e DC nei dati di vendita.
Colorare fumetti con Photoshop ridusse notevolmente i tempi ed i costi per un risultato decisamente più appagante ma ancora distante dai lavori illustrati a mano (alcune graphic novel o i fumetti cartonati in stile francese).
Nel 1993 con l’uscita di Adobe Photoshop versione 3.0 vennero aggiunti nel programma i livelli (o layers) che diedero un nuovo scossone al modo di colorare fumetti. Fino ad allora si trattava di colorare tramite pc ma con la stessa concezione di quando lo si faceva a mano. Adobe Photoshop versione 3.0 e i nuovi processori Macintosh più potenti consentirono di fare un notevole balzo avanti creando immagini ed effetti di un realismo stupefacente.
La velocità e la qualità che si possono ottenere ora sono tali che la colorazione digitale ha preso piede anche negli altri paesi, sostituendo la colorazione tradizionale nei fumetti seriali e affiancando lo stile pittorico nei fumetti d’autore, al punto che alcuni artisti hanno già iniziato a disegnare fumetti senza matite e fogli, ma solo con tavoletta grafica e pc.
Di norma i coloristi sono impiegati nelle case editrici per cui lavorano, in alcuni casi sono dei freelancer.

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